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Perché ogni storia ha bisogno di un obiettivo

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Il protagonista pigro

In genere, l’uomo agisce solo se ha un motivo per farlo, perché, essendo dotato di un forte spirito di autoconservazione (in parole povere: essendo pigro), non vede perché dovrebbe esporsi a pericoli ignoti quando può restarsene comodamente a casa sua.

Lo stesso vale per il protagonista di un romanzo: magari non si sente proprio soddisfatto di come stanno andando le cose nella sua vita, ma non si mette certo a rivoluzionare tutto di sua iniziativa (col rischio di fallire miseramente) solo perché è un po’ a disagio! Cerca semplicemente di barcamenarsi come può e ignorare ciò che non va, rimanendo comodo comodo nel suo limbo.

Il problema è che così non abbiamo una storia. Abbiamo un quadretto statico, che di sicuro non entusiasmerà il lettore, né tanto meno farà nascere tra lui e il protagonista quel rapporto di empatia che è essenziale per il successo di qualsiasi libro.

Per poter parlare di “storia“, abbiamo bisogno di movimento, di azione. Dunque dobbiamo trovare un modo per fare uscire il protagonista dalla sua tana e costringerlo ad agire.

Il modo migliore è dargli un obiettivo che sia così indispensabile per lui che dovrà per forza mettersi a inseguirlo.

Gli ostacoli e il conflitto

Se, però, gli costruiamo anche una bella autostrada che lo conduca direttamente alla sua meta, presto se ne tornerà nella sua tana soddisfatto – e il lettore se ne andrà a fare altro molto insoddisfatto. Non vogliamo né l’uno né l’altro, giusto?

Allora dobbiamo tirare fuori il nostro lato più sadico e creare quanti più ostacoli possibile sulla strada che il protagonista ha imboccato per raggiungere il suo obiettivo.

Gli ostacoli più interessanti per il lettore, che è più sadico di noi, sono quelli posti da altri esseri umani (o pseudo-umani, a seconda del tipo di libro che stiamo scrivendo). Dobbiamo quindi creare un antagonista che si opponga al protagonista. L’antagonista non vuole che il protagonista riesca nel suo intento e si impegnerà in tutti i modi per impedirgli di avere successo.

Si creano così il conflitto e la tensione che sono l’altro ingrediente fondamentale di ogni storia, accanto all’azione.

La chiave di volta dell’arco narrativo

Abbiamo visto che senza obiettivo non vi è né azione, né conflitto.

Azione e conflitto sono i due fattori principali che fanno sviluppare la nostra storia dall’inizio alla fine. Ne consegue che l’obiettivo è fondamentale per il nostro arco narrativo, ossia per gli eventi e le azioni che si susseguono nella narrazione.

Questo per tre motivi:

  • L’obiettivo dà all’arco narrativo un inizio e una fine: l’arco comincia con il concretizzarsi dell’obiettivo nella mente del protagonista (o appena prima) e finisce quando il protagonista raggiunge l’obbiettivo o fallisce nel suo intento (o appena dopo).
  • L’obiettivo dà coerenza alle singole scene che costituiscono l’arco narrativo, in quanto ciascuna scena deve essere progettata tenendo in mente l’obiettivo finale del protagonista: tutto ciò che non lo avvicina o non lo allontana dall’obiettivo va eliminato, dato che non contribuisce alla storia.
  • L’obiettivo funge da base per il nesso logico tra le singole scene dell’arco narrativo, perché ogni scena deve basarsi sulla precedente e contemporaneamente far avanzare la storia verso il suo culmine (climax), in cui si scoprirà se il protagonista raggiungerà o meno il suo obiettivo.

La chiave di volta dell’arco di trasformazione

Ci sono storie che, oltre a prevedere una serie di eventi o azioni mirate al raggiungimento dell’obiettivo da parte del protagonista, illustrano contemporaneamente un suo percorso di crescita interiore (arco di trasformazione dell’eroe). Per scoprire come progettare un storia che abbia un arco di trasformazione dell’eroe oltre a un arco narrativo, potete seguire le lezioni del corso di scrittura creativa di Storia Scrivendo cliccando qui.

In presenza di un arco di trasformazione, l’obiettivo che andiamo a scegliere dovrà avere un’ulteriore funzione, oltre a quelle indicate per l’arco narrativo:

  • L’obiettivo deve essere tale da richiedere che il protagonista cambi radicalmente il suo modo di fare e pensare per raggiungerlo. Finché il personaggio rimane ancorato agli schemi comportamentali che adotta all’inizio della storia, non otterrà ciò che vuole.

In questo caso l’obiettivo ha il compito di soddisfare sia la carenza esteriore del protagonista (p. es. ottenere un determinato posto di lavoro) che la sua carenza interiore (p. es. superare i suoi problemi di autostima).

Questi sono gli obiettivi più difficili da progettare perché vanno pensati nell’ottica di entrambi gli archi.

Non dimenticate il lettore!

Infine vi è un motivo essenziale per attribuire un obiettivo al protagonista che non ha a che fare con la storia in sé, ma con il successo del vostro romanzo con i lettori.

Sapere che il protagonista ha un obiettivo e che potrebbe fallire nel suo intento, non lascerà ai lettori altra scelta che leggere il vostro libro fino all’ultima pagina per scoprire se e come l’eroe riuscirà a ottenere ciò che vuole (purché riusciate a creare sufficiente tensione e punti di domanda lungo il cammino).

Poiché devono adempiere a tutte queste funzioni, gli obiettivi del protagonista vanno scelti con attenzione, rispettando determinate caratteristiche. Qui trovate un breve elenco delle caratteristiche più importanti. Ulteriori dettagli sono spiegati nel corso di scrittura creativa di Storia Scrivendo che trovate qui.

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