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Come tutte le persone, anche il protagonista è un prodotto del suo passato, a prescindere che abbiate scelto una persona, una divinità, un animale personificato, un vampiro o qualsiasi altro tipo di personaggio. Questo passato contiene spesso traumi o ferite emotive, che il protagonista si porta appresso e che condizionano le sue decisioni e le sue azioni nel presente, anche se non ne è consapevole.
Per creare un protagonista autentico e credibile, in fase di progettazione è dunque indispensabile indagare anche sul suo passato e scoprire la sua “backstory“, ossia tutti gli eventi che lo hanno reso quello che è quando inizia la storia.
Non per forza questi eventi devono comparire nella narrazione, a volte al lettore bastano semplici accenni, ma noi come scrittori dobbiamo conoscere ogni dettaglio di quello che è successo. In genere lo scrittore dovrebbe rivelare circa il 10% di quello che sa del personaggio (regola dell’iceberg).
Il trauma emotivo è un’esperienza (o una serie di esperienze) subita dal protagonista, che gli causa una profonda sofferenza psichica che perdura nel tempo, spesso ad opera di qualcuno che gli è vicino: un familiare, un amore, un mentore, un amico o qualcun altro di cui si fidava.
Le ferite emotive possono essere legate a un evento specifico, insorgere quando il protagonista viene a conoscenza di una verità che non riesce a elaborare o risultare da una limitazione fisica o da una condizione patologica da cui non può guarire.
Qualsiasi forma assumano, questi traumi di solito si verificano senza preavviso, per cui il protagonista non ha il tempo di innalzare le sue difese emotive e viene travolto dall’evento. La sofferenza che ne risulta è così forte e profonda che le ripercussioni si fanno sentire per il resto della sua vita, cambiandolo radicalmente (perlopiù in senso negativo).
Non deve per forza trattarsi di un incidente alla Harry Potter, il quale rimane orfano in tenera età. Può anche essere il tradimento da parte della persona amata o il fatto di essere stati trascurati dai genitori da bambini. L’importante è che l’evento vada contro le esigenze e le aspettative del protagonista e che questo gli provochi una tale sofferenza da cambiarlo in modo duraturo.
I traumi più difficili da superare sono quelli subiti nell’infanzia. Essi alterano ciò in cui il personaggio crede e si concretizzano in paure e ansie che condizionano tutto il suo modo di essere.
Colto impreparato, il protagonista cerca di capire e razionalizzare l’esperienza dolorosa, giungendo erroneamente alla conclusione che la colpa di ciò che gli è successo è sua e che quindi è indegno o incompetente o in qualche modo carente. Questa menzogna si radica nella sua psiche al punto che diventa normale per lui considerarsi inferiore agli altri in quel determinato ambito, a volte sovracompensando in altri ambiti.
La sofferenza psicologica debilitante causata dal trauma fa sì che il protagonista sviluppi da un lato una paura estrema di rivivere un’esperienza simile e dall’altro una barriera emotiva per proteggersi, una specie di scudo emotivo tra lui e le persone o le situazioni che potrebbero causargli ulteriore dolore.
Questa paura inconscia lo guida in tutte le sue scelte e in tutte le sue azioni, nei suoi giudizi e nei suoi rapporti con il mondo e con gli altri.
Questo complesso di paura e menzogne impedisce al protagonista di crescere interiormente e di raggiungere la felicità.
Essendo motivato dalla paura, il protagonista incontra problemi a tutti i livelli della sua vita: non riesce a rapportarsi in modo sano con gli altri perché si sente inferiore, soffoca i suoi bisogni emotivi, non si fida di chi lo circonda per timore di lasciarsi andare ed essere nuovamente ferito e si preclude ogni possibilità di vivere la vita appieno. Nella suo animo si insinua così una sensazione di insoddisfazione costante, che lo fa soffrire ulteriormente. Il problema è che non si accorge di essere lui stesso la causa del suo disagio.
La paura si frappone anche tra il protagonista e il suo obiettivo esteriore, perché il comportamento che ne deriva è l’esatto opposto di quello richiesto per ottenere ciò che vuole. Ogni sua decisione, essendo basata sui suoi timori e sulle falsità in cui crede, lo allontana da ciò di cui avrebbe bisogno anziché avvicinarlo.
La menzogna in cui il protagonista crede ciecamente per difendersi dal dolore è fondamentale per il suo arco di trasformazione, perché ci dice cosa il personaggio deve imparare per raggiungere una visione sana e bilanciata di sé stesso e del mondo, ossia per realizzarsi.
Nelle storie che prevedono un arco di trasformazione del personaggio, riflettere sul trauma psichico subìto dal protagonista è dunque fondamentale per creare un personaggio che maturi in modo credibile e insegni al lettore come superare un’esperienza simile.
Il trauma non riguarda solo l’arco di trasformazione del personaggio. È anche essenziale per lo sviluppo dell’arco narrativo, ossia la serie di eventi retti dall’obiettivo concreto che il protagonista scegli di perseguire nel corso della storia.
Infatti, se noi sappiamo qual è la più grande paura del protagonista dovuta al suo trauma, possiamo fare in modo da attribuirgli un obiettivo che lo costringerà a fare i conti con il suo passato e poi consentirgli di raggiungerlo soltanto quando avrà superato il suo trauma e imparato a rapportarsi con gli altri in modo più sano.
In quest’ottica ogni evento e azione che pianifichiamo nell’arco narrativo assumerà anche un significato più profondo e non sarà più semplicemente qualcosa di superficiale, mirato al mero divertimento del lettore.
Creare storie con questa interconnessione tra trauma, menzogna, arco di trasformazione, obiettivo e arco narrativo non è facile, ma nel corso di scrittura creativa di Storia Scrivendo potete scoprire come si fa. Per maggiori dettagli basta cliccare qui!
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